lunedì 6 marzo 2017

AFTER di Anna Todd

"So che ho sbagliato..." borbotta lui.

In ragione del mio ruolo, dopo aver lavorato un'estate piena con un gruppo di adolescenti e aver provato in qualche modo ad entrare in sintonia con loro, decido - per addentrarmi ancora meglio nel confronto - di prendere in prestito da una delle ragazze questo libro, oggetto di discussione quotidiana e costante, non per il suo essere tabù, quanto per la sua essenza ridicola, mi rendo ben presto conto, già fin dalle prime pagine.
Orrendo! Sconsigliatissimo! Asentimentale, esageratamente falso, patetico e soprattutto inutile.
Qual è stato di fondo, mi sono chiesta, il tentativo dell'autrice? Scalare le classifiche con un romanzo di formazione o meglio di iniziazione sessuale? Esagerare per attirare l'attenzione dei lettori e della critica? Tentativo fallito. Non c'è niente di formativo nelle pagine lette, non trapela - ahimè - nessuna emozione, nessun sentimento... è la riduttiva descrizione di una relazione tra un ragazzo e una ragazza, quasi ventenni, quotidianamente combattuta e in contrasto, che si risolve sistematicamente attraverso pratiche di “sperimentazione sessuale”, mano mano sempre più spinte e disinibite, quasi da laboratorio (come dice la protagonista stessa in un punto), una vivisezione.
Dubbiosa del motivo per cui questo libro non sia vietato ai minori, mi domando incredula, nel dolce ricordo di un libro nostalgico come “Tre metri sopra il cielo”, come possa l'autrice aver scalato le classifiche mondiali, confortata serenamente dal parere altrettanto unanime dei ragazzi con i quali ne ho discusso! Per quanto l'amore giovanile si nutra di un'alta dose di fisicità, può ridursi a mero atto sessuale? Quasi asettico, freddo, killer? Senza forma alcuna di rispetto per se stessi e per il corpo altrui? Educhiamo così i nostri ragazzi, mi sono chiesta?
Libro scritto senza alcuna trama e intreccio, si presenta come una serie di episodi, in ottemperanza alla ragione per la quale è stato scritto (storia a capitoli pubblicata su una piattaforma on-line), con un finale ovviamente aperto, nell'ottica del seguito.
Chiudo il libro sconcertata e sconfortata, mi faccio forte e mi consolo con le parole di una ragazza: “dai, non possono chiamarla letteratura!”, rendo il libro al mittente e provo a dimenticare l'esperienza quanto prima.

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