"So che ho sbagliato..." borbotta lui.
In ragione del mio ruolo, dopo aver
lavorato un'estate piena con un gruppo di adolescenti e aver provato
in qualche modo ad entrare in sintonia con loro, decido - per
addentrarmi ancora meglio nel confronto - di prendere in prestito da
una delle ragazze questo libro, oggetto di discussione quotidiana e
costante, non per il suo essere tabù, quanto per la sua essenza
ridicola, mi rendo ben presto conto, già fin dalle prime pagine.
Orrendo! Sconsigliatissimo!
Asentimentale, esageratamente falso, patetico e soprattutto inutile.
Qual è stato di fondo, mi sono
chiesta, il tentativo dell'autrice? Scalare le classifiche con un
romanzo di formazione o meglio di iniziazione sessuale? Esagerare per
attirare l'attenzione dei lettori e della critica? Tentativo fallito.
Non c'è niente di formativo nelle pagine lette, non trapela - ahimè - nessuna emozione, nessun sentimento... è la riduttiva descrizione
di una relazione tra un ragazzo e una ragazza, quasi ventenni,
quotidianamente combattuta e in contrasto, che si risolve
sistematicamente attraverso pratiche di “sperimentazione sessuale”,
mano mano sempre più spinte e disinibite, quasi da laboratorio (come
dice la protagonista stessa in un punto), una vivisezione.
Dubbiosa del motivo per cui questo
libro non sia vietato ai minori, mi domando incredula, nel dolce
ricordo di un libro nostalgico come “Tre metri sopra il cielo”,
come possa l'autrice aver scalato le classifiche mondiali, confortata
serenamente dal parere altrettanto unanime dei ragazzi con i quali ne
ho discusso! Per quanto l'amore giovanile si nutra di un'alta dose di
fisicità, può ridursi a mero atto sessuale? Quasi asettico, freddo,
killer? Senza forma alcuna di rispetto per se stessi e per il corpo
altrui? Educhiamo così i nostri ragazzi, mi sono chiesta?
Libro scritto senza alcuna trama e
intreccio, si presenta come una serie di episodi, in ottemperanza
alla ragione per la quale è stato scritto (storia a capitoli
pubblicata su una piattaforma on-line), con un finale ovviamente
aperto, nell'ottica del seguito.
Chiudo il libro sconcertata e
sconfortata, mi faccio forte e mi consolo con le parole di una
ragazza: “dai, non possono chiamarla letteratura!”, rendo il
libro al mittente e provo a dimenticare l'esperienza quanto prima.
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